Ue vuole che l’Italia aumenti l’Iva al 24%: la denuncia di Unimpresa

Secondo Unimpresa, l’Ue avrebbe chiesto al governo italiano di aumentare l’Iva al 24% per spostare la tassazione dai redditi ai consumi.

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Nonostante il governo sia sforzato di non aumentare le imposte indirette di cui l’Iva è la massima rappresentante, sembra che dall’Europa si stia facendo pressione affinché il governo vari il famigerato aumento. A denunciare il fatto è Claudio Pucci, vicepresidente di Unimpresa, dopo aver visionato i documenti predisposti dagli uffici della Commissione Ue allegati alla comunicazione sugli squilibri macroeconomici inviata al governo italiano il 22 febbraio scorso.

Pucci afferma: “L’Ue vuole imporre all’Italia l’innalzamento delle aliquote Iva, quella ordinaria dal 22% al 24% e quella agevolata dal 10% al 13%. La richiesta è giunta nelle mani del governo italiano e si inquadra in una manovra volta allo spostamento del carico fiscale dal lavoro ai consumi”. L’inasprimento dell’imposta, avverte Pucci, è quindi slegato dall’eventuale azionamento delle clausole di salvaguardia previste dalle leggi di Stabilità e di Bilancio approvate negli ultimi anni.

“A nostro giudizio, però, l’Italia non dovrebbe dar seguito a questa pretesa e respingerla senza se e senza ma: si tratterebbe di un’altra stangata di tasse che rischierebbe di massacrare una già debole ripresa economica”.

Il disegno dell’Unione europea è molto semplice: alzare l’Iva ordinaria e agevolata e, con il maggior gettito derivante dall’inasprimento delle aliquote, finanziarci crediti di imposta sui redditi più bassi. Tuttavia Pucci non è convinto della misura perché gli stipendi più bassi avrebbero comunque dei benefici contenuti a fronte di un certo aumento dei prezzi che finirebbe con l’indebolire i consumi e quindi ostacolare la crescita del Paese.

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