Pubblico impiego, pressing sindacale per il rinnovo dei contratti

I sindacati chiedono a gran voce il rinnovo dei contratti nel pubblico impiego. Il governo apre, ma i fondi che servono sono a dir poco sostanziosi…

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Secondo i sindacati servono 7 miliardi di euro per “restituire dignità ai lavoratori del pubblico impiego”. Le sigle cominciano a fare pressing affinché il governo ceda e si lasci convincere sul rinnovo dei contratti per i dipendenti della pubblica amministrazione, rimasti fermi ormai a sette anni fa. L’anno scorso la Corte Costituzionale dichiarava illegittimo il blocco della contrattazione, per cui il governo, da una parte incalzato dai sindacati e dall’altra vincolato dalla sentenza della Consulta, molto probabilmente riaprirà il tavolo delle contrattazioni.

Un tentativo di apertura è già stato annunciato a parole da Renzi e seguito nei fatti dal ministro Marianna Madia, che il 26 luglio scorso ha incontrato i sindacati proprio per discutere della questione. La volontà di rinnovare i contratti del pubblico impiego, quindi, c’è. Il problema semmai sta nei fondi che sono necessari per farlo visto che sul tavolo girano cifre da capogiro.

Secondo la Cgil servono 7 miliardi all’anno da stanziare su cinque anni, per cui il governo si ritroverebbe a dover reperire 35 miliardi di euro solo per questa specifica questione. L’equivalente, insomma, di una grossa manovra finanziaria.

“Dopo sette lunghi anni di penalizzazione, la riapertura della contrattazione nel pubblico impiego presuppone ci sia disponibilità di risorse nuove, che siano sufficienti a garantire un recupero del potere di acquisto da parte degli statali”, afferma Nicola Turco, segretario generale della Uilpa. Giovanni Faverin, segretario generale della Cisl-Fp, rincara la dose: “Il minimo che serve per rinnovare i contratti è tra i 7 e gli 11 miliardi”.

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