Colloquio al buio, una tendenza che divampa anche in Italia

Il colloquio al buio, noto come blind recruitment, prende piede anche in Italia. Ma in cosa consiste?

colloquio

Il colloquio è il momento più temuto da coloro i quali sono in cerca di un posto di lavoro. Questo rappresenta infatti un passaggio delicatissimo, poiché è quello che di fatto segna l’inizio, oppure no, di un cambio di passo. Del resto è proprio dall’esito di un colloquio che dipenderà la sorte (lavorativa) del candidato!

In tutto ciò è il selezionatore il “vero nemico” da affrontare. Per quanto un colloquio duri pochi minuti, infatti, il selezionatore, proprio in quei pochi minuti di tempo, ha il potere di cambiare la vita di una persona. Ovviamente molto dipende anche dal curriculum che si dà per scontato riporti il nome del candidato, il genere di appartenenza, l’età e il percorso di studi che ha alle proprie spalle. Cosa accadrebbe però se quelle informazioni dovessero venire oscurate?

Questa è una domanda che si stanno ponendo sempre più aziende. Non a caso molte imprese, anche in Italia, stanno iniziando a testare l’efficacia di un nuovo percorso di selezione che prende il nome di blind recruitment e che significa molto semplicemente “selezione al buio”.

L’obiettivo di questo tipo di percorso è di eliminare ogni tipo di pregiudizio inconscio sulle persone: il leggere un nome a noi familiare, o sapere che il candidato ha studiato presso la nostra stessa università o che è nostro coetaneo, infatti, potrebbe influenzare notevolmente il giudizio che, nelle vesti di selezionatori, abbiamo di un candidato piuttosto che di un altro.

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