Statali, licenziato chi viene “bocciato” per tre anni consecutivi

La riforma degli statali introduce la licenziabilità dei dipendenti che vengono “bocciati” per tre anni di fila.

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La riforma degli statali entra nel vivo: il Testo Unico del Pubblico Impiego prevede nuove regole in materia di licenziamento dei dipendenti pubblici, ma anche per quel che riguarda l’assunzione dei precari e il riconoscimento dei premi di produttività. Il punto di svolta, però, arriva proprio sul fronte dei licenziamenti.

Il testo, di cui si è occupato il ministro Marianna Madia, prevede il licenziamento per quegli statali che verranno “bocciati” per tre anni di fila. Le casistiche che porteranno al licenziamento nel pubblico impiego, tra l’altro, aumentano: non più solo per assenteismo, per cartellini timbrati per se stessi o per altri e per i curriculum vitae non corrispondenti al vero, poiché d’ora in avanti i casi che porteranno allo stralcio del contratto di uno statale potranno anche riguardare il rendimento sul posto di lavoro e il rispetto del codice di comportamento.

Il fatto che uno statale sia passibile di licenziamento immediato qualora non riceverà una valutazione positiva per tre anni di fila rappresenta un punto di svolta nella PA, da sempre piuttosto protetta dalla scure della perdita del posto di lavoro. Inoltre, a proposito di malattia e assenze ingiustificate, le visite fiscali torneranno ad essere competenza dei medici Inps, con un allineamento di orari di reperibilità tra pubblico e privato.

Come accennato, il testo di legge prevede anche la stabilizzazione dei precari della PA e un criterio ben più selettivo nell’erogazione dei benefit (che finora venivano erogati a pioggia).

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