I mercati si muovono su un doppio binario: se in Usa si corre, l’Europa (e l’Italia) battono la fiacca.
I mercati mostrano sintomi inequivocabili di una corsa al rischio da parte degli investitori: Wall Street, che ieri ha portato il Dow Jones sopra quota 20.000 punti, consolida la sua posizione. Al tempo stesso i beni di rifugio come l’oro entrano nella spirale delle vendite perché i capitali iniziano a credere in investimenti più redditizi, anche a costo di minori certezze.
Tra muri da innalzare al confine tra Usa e Messico e barriere doganali per difendere il lavoro americano, condite con qualche ricatto teso ai grandi marchi dell’auto, i mercati sembrano cominciare a credere alle politiche di Donald Trump.
A Piazza Affari, invece, ad attirare l’attenzione è Generali, nel giorno in cui Intesa Sanpaolo festeggia i dieci anni di fusione. Interessanti anche i conti di Fca, che vedono una netta risalita dell’utile, e quelli di Stm, che ha chiuso l’anno 2016 con un utile netto in aumento del 58%.
Milano però si dimostra fiacca e chiude con un rosso dello 0.73%, così come poco mossi sono gli altri listini europei: da Londra e Parigi che viaggiano su -0.04% e -0.2%, fino a Francoforte che sale di appena 0.36 punti. Lo spread tra Btp e Bund invece si allarga ulteriormente toccando i 170 punti base, probabilmente a causa del timore che l’Italia possa nuovamente andare al voto e quindi finire preda dell’incertezza: la sentenza della Consulta sulla costituzionalità dell’Italicum, infatti, ha spianato la strada per il voto anticipato.