Elezioni 2018, tante promesse sul debito pubblico: mito o realtà?

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E’ alquanto curioso arrivare nelle stazioni centrali di Roma e di Milano e leggere la frase “Ogni promessa è debito: pensaci”. Dove si può osservare? Proprio sotto l’orologio del debito. Di cosa parliamo? Di orologi digitali, installati da alcuni esperti, i quali enunciano in tempo reale quale è il debito italiano.

Un intelligente tentativo per alcuni, banale e superfluo per altri, posto con l’obiettivo di esortare gli elettori italiani a temere quelle promesse elettorali che potrebbero causare un ulteriore aumento del debito, il quale attualmente è il più alto della zona euro, inferiore soltanto a quello dell’ormai disastrata Grecia.

Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, ha incitato un po’ tutti a non fidarsi delle promesse sui vistosi tagli alle tasse in quanto “potrebbero essere controproducenti, andando quasi a negare il problema del debito pubblico”.

Secondo il programma del centro-destra, attualmente avanti nei sondaggi per le elezioni del 4 marzo, verranno attuati tagli alle tasse, aumentate sia le pensioni pubbliche che le disposizioni sul welfare; quasi a ruota vanno sia il Movimento Cinque Stelle che il Partito Democratico. Ciò che lascia interdetti i vari economisti è la promessa fatta da tutte le parti sulla riduzione drastica del debito pubblico.

Silvio Berlusconi, indiscusso leader di Forza Italia, ha promesso che taglierà il debito pubblico del 30% in soli 5 anni, mentre il Pd in 10 anni. Per chiudere il cerchio, il Movimento 5 Stelle dice che lo diminuirà del 40% in 10 anni.

Promesse ingannevoli o intenti possibilistici? Molti economisti vedono tutto questo come il solito “biscotto rancido” offerto alla popolazione da inzuppare in un latte la cui data di scadenza è stata palesemente taroccata. Alla fine saranno poi i fatti che confermeranno i propositi, sempre che ci sia un governo in grado di governare con la maggioranza assoluta dietro le spalle.

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