Maxievasione da 10 miliardi: sequestrati 13 depositi Eni

eniQuello del contrabbando di carburante è da sempre un business molto diffuso e remunerativo. La Guardia di Finanza ha sempre cercato di debellarlo sequestrando le autobotti che dichiaravamo meno carburante di quanto ne trasportassero.

Il giochetto scoperto questa volta ha orizzonti molto più vasti. Tutti i carichi precedentemente scoperti avevano una sola provenienza: depositi e raffinerie dell’Eni in ben 13 regioni. Tutto questo è stato possibile esaminando la documentazione e i supporti informatici sequestrati, dei controlli effettuati sulle strade della movimentazione dei carburanti.

Si tratta di un’evasione enorme, stimata in 10 miliardi di euro su 40 milioni di litri di carburante. Ci sarebbero 18 indagati tra cui 14 sono direttori, responsabili operativi e dipendenti di depositi e raffinerie. L’Eni si è già costituita parte lesa.

Come avveniva la frode? Attraverso la manomissione degli strumenti di misurazione. I sigilli apposti dall’Amministrazione finanziaria per renderli immodificabili erano stati rimossi. Modificando le variabili del volume, della temperatura e della densità dei carburanti è stata messa in opera una commercializzazione di quantitativi superiori rispetto a quelli che risultavano dalla documentazione contabile. L’evasione in pratica messa in atto.

Agli indagati è stato contestato il reato di violazione del testo unico sulle imposte, sulla produzione e sul consumo. Per adesso i vertici dell’azienda non risultano sottoposti ad indagine.

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