L’Europa prova a risolvere la questione “tasse vs colossi del web”: arriva l’imposta unica?
Non è una novità: i colossi del web, quelli che fatturano miliardi anche grazie all’Italia, riescono a versare tasse molto basse nel Belpaese. Dalla loro parte hanno infatti dei consulenti fiscali che riescono a fargli pagare poche tasse e a fargli sfruttare le agevolazioni fiscali normalmente presenti nei cosiddetti paradisi fiscali. L’Europa, però, è ora pronta a correre ai ripari.
La web tax è stata una delle tante proposte avanzate in tal senso, ma per quanto sia andata in porto non sembra aver funzionato: le aziende stanno ancora riuscendo a pagare poche tasse appoggiandosi a quei Paesi in cui vige un sistema fiscale a loro più favorevole. Ecco quindi che Facebook, Apple, Amazon, AirBnb e TripAdvisor, pagano nel complesso 11.7 milioni sotto forma di tasse. Praticamente l’equivalente di quanto deve pagare una singola azienda italiana come la Piaggio.
Tasse minime, se non rasenti lo zero, per dei colossi che nella realtà dei fatti fatturano miliardi. Ed è questa discrepanza che l’Europa vuol cercare di risolvere, anche perché il modo con cui queste aziende riescono a eludere il fisco non è neanche così segreto: Facebook e Apple, per esempio, pagano le tasse in Irlanda dove vige una tassazione davvero molto leggera. Amazon invece paga i suoi assegni contributivi in Lussemburgo, seguito a ruota da Twitter.
Il 15 settembre, a Tallinn, il consiglio dell’Unione europea proverà a standardizzare questa situazione provando ad istituire un’imposta unica da riscuotere direttamente nel luogo in cui si crea il profitto: se questa misura dovesse passare, quindi, le tasse dei guadagni prodotti in Italia dovranno essere versate appunto in Italia. E così via per ogni altro Paese europeo.