Dormire durante l’orario di lavoro è un atto punibile con il licenziamento in tronco: lo dice la Cassazione.
Chi si è concesso o è solito concedersi una pennichella sul posto di lavoro farebbe bene a mettersi in guardia. La Cassazione ha deciso infatti di usare la linea dura nei confronti di chi, durante l’orario di servizio, si concede una bella dormita anziché mettersi al lavoro.
La sentenza della Cassazione ha ribaltato la decisione presa dalla Corte d’Appello dell’Aquila, la quale aveva riabilitato un dipendente della Società Autostrade colto in flagrante mentre dormiva beato e spensierato durante il suo turno di lavoro. Secondo la Cassazione, infatti, non può esserci alcuna interpretazione o giustificazione di sorta: in questi casi il licenziamento in tronco può scattare in automatico, visto che la pennichella sul posto di lavoro è un chiaro venir meno ai propri doveri.
La Suprema Corte, al contrario della Corte abruzzese che aveva parlato del licenziamento come di una risposta “esagerata”, ha stabilito che dormire in orario di servizio non è che “una evidente contrarietà ai doveri fondamentali del lavoratori, rientranti nel minimo etico”. Oltretutto, un comportamento del genere si qualifica come “una violazione dei principi di buona fede e correttezza nell’esecuzione del contratto di lavoro”.
Insomma, sappiate che d’ora in avanti, nel caso in cui doveste venir colti a sonnecchiare durante il turno di lavoro, il licenziamento da parte del vostro datore di lavoro verrà considerata una reazione del tutto legittima.