Perché rinunciare ad un lavoro a tempo indeterminato per uno a tempo determinato?

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Conviene lasciare un lavoro a tempo indeterminato per un contratto a termine che garantisce uno stipendio più elevato? Oppure farlo per uguale stipendio? Non esiste una risposta univoca che offra l’assoluta convenienza di un tale passaggio. Spesso, la scelta è personale e va oltre ogni considerazione oggettiva.

Prendiamo in considerazione l’ipotesi che lo stipendio sia sostanzialmente lo stesso. Quali altri fattori potrebbero dettare la scelta? Uno di questi potrebbe essere l’acquisto di una casa. Per farlo, occorre chiedere un mutuo (a meno che non si dispone di tutto l’importo in contanti). Quasi sempre, le banche richiedono come requisito la presentazione di almeno tre buste paga legate ad un contratto a tempo indeterminato.

Un altro riguarda la carriera. A volte, di fronte alla parità di stipendio, cambiare lavoro potrebbe significare maggiore crescita personale. Quindi, restare legati ad un contratto a tempo indeterminato in un’azienda che non offre opportunità di carriera oppure abbandonare tutto per qualcosa di meno certo ma che offre una possibile crescita professionale?

L’età non è mai una discriminante per cambiare lavoro. Certo, farlo prima dei 35 anni significa maggiore entusiasmo e coraggio per affrontare un cambiamento e rimettersi in gioco. Nei tempi odierni, molto spesso i giovani cercano di non incollarsi la concetto di “posto fisso”, che in molti casi tale poi non è.

In conclusione, rinunciare ad un contratto a tempo indeterminato per uno a tempo determinato è una scelta personale che spesso va oltre logiche sociali e di mercato.

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