È sempre in prima linea il precariato tra i giovani e non solo: da un nuovo rapporto ISTAT su lavoro, infatti, è emerso che, tra i giovani di età compresa tra i 18 ed i 34 anni, si registra una situazione di importante carenza di impiego che possa permettere loro di auto-mantenersi.
I dati che emergono dal rapporto ISTAT sul lavoro sono preoccupanti. Parlando di numeri, solo il 39,2% dei giovani svolge una professione, contro il 50% registrato nel 2008; e, cosa ancora più preoccupante, dei giovani che hanno un impiego, almeno uno su 3 svolge una professione di livello più basso rispetto alla sua istruzione, ‘accontentandosi’ di quel che c’è per sopravvivere. Giovani che spesso si sono laureati, hanno fatto un Erasmus, conoscono due lingue e, talvolta, hanno anche seguito un master, ma sono senza un impiego stabile e sicuro e spesso si trovano a dover svolgere professioni di livello diverso dalla loro istruzione, come il barista, il parrucchiere o il commesso.
Ma non basta: il posto fisso – e il tanto agognato contratto a tempo indeterminato – è sempre più un’utopia. E, ancora peggio, il 77% di questi giovani lavoratori devono accontentarsi di lavorare per poche ore al giorno (o alla settimana), limitando al massimo le spese per sopravvivere. Bamboccioni del futuro? Probabilmente sì, ma senza una precisa volontà di rimanere bamboccioni per sempre: con i preoccupanti dati che emergono dal rapporto ISTAT, appare sempre più evidente la difficoltà di andare via da casa, e – ancora peggio – di mettere su famiglia.