Dopo il furto avvenuto venerdì di 58 miliardi di yen, in criptovaluta NEM, da parte di hacker non ancora identificati, l’agenzia per i servizi finanziari giapponese ha preso provvedimenti contro Coincheck. Il provvedimento è una reprimenda verso la società per non avere predisposto le opportune misure di salvaguardia tali da prevenire quello che è diventato una dei più grandi furti di criptovaluta mai verificatesi in seguito ad una violazione della sicurezza.
Entro il 13 febbraio, la Coincheck dovrà presentare un rapporto atto a giustificare il perché si è verificata questa violazione e quali misure intenderà intraprendere per migliorare la sicurezza. Nel frattempo, le indagini sono ancora in corso per cercare di risalire agli artefici di questo furto milionario.
Dopo aver interrotto venerdì lo scambio di criptovalute sulla piattaforma, eccetto i bitcoin, la Coincheck ha successivamente avvisato i propri clienti del furto avvenuto. La società ha intenzione di risarcire in contanti i 260.000 clienti registrati sulla piattaforma; tutto questo naturalmente causerà il naturale crollo del valore del NEM.
Le monete, stando alle dichiarazioni di un dirigente di Coincheck, sono state rintracciate ma non ancora convertite in denaro. L’hackeraggio della criptovaluta ha comunque evidenziato quanto ancora sia lunga la strada da percorrere per creare un sistema di sicurezza inattaccabile.
Lo scorso anno il Giappone divenne il primo paese a regolamentare gli scambi di criptovaluta a livello nazionale; fu una mossa elogiata da tanti per la sua caratteristica innovativa ma che adesso appare quasi come una minaccia potenzialmente in grado di minare la stabilità finanziaria non solo del mondo delle criptovalute ma soprattutto dei cittadini che investono su di esse.