Decreto Madia: stop a buonuscite per i manager pubblici

Il decreto Madia entra nel vivo: tante le novità per le società pubbliche, tra cui lo stop alle buonuscite a favore dei manager.

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Entro fine luglio gli Statuti delle società a controllo pubblico dovranno allinearsi alle regole introdotte dal decreto Madia, che tra le tante altre cose prevede “il divieto di corrispondere trattamenti di fine mandato” e “il divieto di riconoscere gettoni di presenza o premi di risultato deliberati dopo lo svolgimento dell’attività” a favore di amministratori e dirigenti vari. Ma c’è di più, perché il decreto prevede anche lo stop alla creazione di nuovi organi e vieta l’accentramento delle deleghe.

La riforma delle partecipate voluta dal governo Renzi e portata avanti dall’attuale esecutivo, stabilisce anche che i dirigenti delle società a controllo pubblico non possano figurare come dipendenti delle amministrazioni pubbliche controllanti e vigilanti, per evitare situazioni di “dubbia trasparenza”. E poi ancora, niente indennità extra rispetto a quelle previste dai contratti o dalle leggi in vigore.

Per fare in modo che tutte queste regole vengano rispettate, e che le buonuscite, per esempio, non vengano più corrisposte ai manager pubblici, il decreto prevede che le amministrazioni che fanno affidamenti diretti siano iscritte in un apposito registro tenuto dall’Anac. L’inserimento in questa lista è obbligatorio per chi vuol operare in house.

Il decreto Madia, che ha già introdotto una stretta agli abusi che erano soliti consumarsi nelle società pubbliche, andrà avanti nella sua tabella di marcia. A settembre è infatti atteso un altro importante aggiornamento, vale a dire la revisione delle partecipazioni da sforbiciare.

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