Stipendi italiani: Nord più ricco, gap tra uomini e donne, stranieri penalizzati

Il primo rapporto Istat sulla variabilità delle retribuzioni conferma tanti dati di fatto: i dipendenti uomini guadagnano più delle donne, al Nord si incassa più del Sud e gli stranieri prendono meno degli italiani.

stipendi

Nel 2014, i lavoratori dipendenti italiani hanno guadagnato in media 14.1 euro l’ora. Ma c’è un divario aperto tra le buste paga più consistenti e quelle più magre pari ad almeno 12.7 euro. Sono questi i numeri che emergono dalla prima analisi Istat sulla variabilità delle retribuzioni.

Secondo il rapporto tracciato dall’Istituto di statistica, una delle tante discrepanze in atto per quel che riguarda le retribuzioni la si ha tra contratti a tempo determinato e contratti a tempo indeterminato: con i primi, infatti, i lavoratori guadagnano 11.7 euro l’ora, mentre i contratti stabili erogano una media di 14.9 euro l’ora. Se si considera invece l’ambito di mercato, il settore in cui si guadagna meglio è quello delle attività finanziarie: in questo campo i dipendenti guadagnano 25.4 euro l’ora, cioè un a retribuzione più alta dell’80% rispetto alla media di tutte le altre professioni. Vanno di gran lunga peggio, invece, le retribuzioni nelle “altre attività di servizi” in cui si registra una media di 9.8 euro l’ora.

Le differenze territoriali mostrano poi uno spaccato che non è neanche tanto inatteso: secondo l’Istat, la regione che paga di più i lavoratori è la Lombardia con una media di 15.7 euro l’ora. Seguono Lazio con 14.8 euro, Piemonte e Provincia di Bolzano con 14.7 euro e altre regioni del Centro Nord. I meno pagati vivono invece in Puglia (11.9 euro), Molise (12.2 euro), Basilicata e Campania (12.1 euro).

Rimane più viva che mai la questione del trattamento diverso in base al sesso: tra uomini e donne c’è un differenziale del 12.2%, perché se i primi arrivano a guadagnare una media di 14.8 euro l’ora, il gentil sesso si ferma a 13 euro in media. E poi ci sono gli stranieri, che subiscono uno svantaggio del 18.6% rispetto ai loro colleghi italiani.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *