Se lo spread aumenta, effetti negativi su prestiti e mutui

pressione fiscale

Lo spread ha superato quota 200 e la rapidità con cui il divario tra tassi italiani e tedeschi si sta ampliando preoccupa tantissimo. Il problema è uno soltanto: è un trend temporaneo dovuto all’assenza ancora di un governo oppure continuerà negativamente anche dopo che lo stesso si sarà insediato?

Uno studio portato avanti da Unimpresa ha evidenziato che le Finanze saranno costrette ad emettere sul finire del 2019 nuovi titoli del debito per 423 miliardi di euro.

Unimpresa continua dicendo che il debito pubblico è detenuto di un terzo da fondi e istituzioni stranieri, le quali attualmente stanno vendendo. Le banche italiane, con oltre 300 miliardi di titoli detenuti, rischiano una forte svalutazione che creerebbe una potente “deflagrazione” paragonabile a quella della crisi di Npl (crediti di sofferenza), portandosi dietro l’aumento dei costi del credito nei confronti di famiglie e imprese.

I fidi pagati dalle aziende aumenterebbero e ai sottoscrittori verrebbero riconosciuti elevati rendimenti sulle emissioni obbligazionarie.

Nessuna preoccupazione per chi ha sottoscritto un mutuo a tasso fisso, al contrario di chi ne sta pagando uno indicizzato. I finanziamenti a tasso variabile hanno il tasso interbancario Euribor bloccato sottozero ormai da quasi due anni, ma se l’effetto negativo sull’Italia dovesse coinvolgere tutta la zona euro, si assisterebbe ad un aumento sensibile della rata. In questa situazione di spread in costante aumento, coloro che dovranno stipulare un nuovo mutuo molto probabilmente si ritroveranno con un incremento del tasso fisso.

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