L’Italia deve approfittare della crescita per ridurre il debito e varare importanti riforme strutturali. Poco si è fatto, invece, sui crediti deteriorati.
Italia, Francia e Portogallo farebbero bene ad approfittare dell’attuale ripresa economica per fare un concreto passo in avanti sull’alleggerimento del debito pubblico. E questo periodo andrebbe sfruttato anche per continuare sulla strada delle riforme, dando priorità a una liberalizzazione dei mercati di beni e servizi e rendendo più efficiente la macchina pubblica.
Lo ha affermato il Fondo monetario internazionale nell’article IV su Eurolandia, laddove è stato dato anche ampio risalto all’allineamento dei salari alla produttività e al prosieguo delle riforme in materia di giustizia civile.
Per quanto riguarda i b, l’Italia li ha ridotti con molta (troppa) timidezza: rispetto al picco registrato nel 2015, i crediti deteriorati sono diminuiti soltanto del 5%. “L’Italia – ha spiegato il Fmi – ha il più elevato ammontare di crediti deteriorati nella zona Euro. I progressi fatti su questo fronte sono stati troppo lenti”.
L’intera area euro ha un ammontare di crediti deteriorati che si attesta attorno ai 1.000 miliardi di euro, anche se negli ultimi anni sono stati fatti degli sforzi per scendere di 160 miliardi di euro. La strada da fare è quindi parecchia tanto in Italia quanto nel resto d’Europa, e una via più breve per risolvere la questione sarebbe senz’altro il completamento dell’Unione Bancaria.