Fondi comuni, PIR e PAC: i termini di chi investe

Varie analisi hanno mostrato come gli italiani siano un popolo di risparmiatori. Spesso i risparmi però rimangono fermi sui conti correnti, in alcuni casi anche per diversi anni. La motivazione è un certo timore nei confronti degli investimenti, unito a una poca conoscenza del settore.

Sono infatti tantissimi gli italiani che non sanno cosa sia un fondo comune di investimento, un PIR o un PAC. Cerchiamo di chiarire rapidamente questi termini, in modo che risultino meno ostici a chi desidera cimentarsi nel mondo degli investimenti.

Cos’è un fondo comune di investimento

Un fondo comune di investimento è in sostanza un modo per affidare parte del proprio capitale a una società di gestione del credito. Queste società aprono costantemente nuovi fondi comuni, così come ne hanno numerosi attivi. In pratica degli esperti utilizzano il capitale raccolto dai vari investitori per speculare in uno o più mercati o ambiti diversi, in modo da poter offrire ai propri clienti una certa remunerazione.

Fondi comuniPer conoscere i fondi comuni oggi disponibili è sufficiente accedere a fundstore.it, un sito completamente dedicato a questo tipo di investimento. Ogni fondo si differenzia dagli altri per le finalità per cui è stato creato, ma anche per tipologia di investimento effettuato; queste informazioni sono offerte dalla società di gestione e completamente pubbliche.

Prima di acquistare delle quote di un fondo comune è quindi possibile sapere con precisione come sono utilizzati i capitali, se per acquistare titoli azionari di una specifica zona del mondo o se invece per speculare con bond o titoli di Stato, o con altre tipologie di prodotti finanziari.

Cos’è un PIR

PIR è, come si può facilmente intuire, un acronimo che sta per Piano Individuale di Risparmio. Una società di gestione del credito o una banca può offrire ai propri clienti la possibilità di avviare un PIR, fino a un massimo di 150.000 euro totali per singolo contribuente. Questa cifra investita in un PIR gode dell’esenzione dalla tassazione che invece è applicata alle rendite finanziarie, che è pari al 26%.

In sostanza il contribuente cede il capitale che ha a disposizione a una società di gestione, che lo utilizza per investimenti di vario genere. La legislazione vigente prevede che almeno il 70% del capitale sia investito in titoli azionari di imprese italiane o che abbiano un’organizzazione in Italia. Un terzo di tale quota deve essere investita in imprese di piccole dimensioni e non quotate nel FTSE Mib, la borsa italiana.

I PAC

O Piano di Accumulo del Capitale; si tratta di un’opportunità offerta a chiunque abbia a disposizione dei fondi, anche di piccola entità. Questo tipo di sottoscrizione consente al singolo di versare periodicamente una piccola quota, che si accumula nel tempo e che la società di gestione utilizza per effettuare varie tipologie di investimento.

Le quote sono versate di solito mensilmente e si può avviare un PAC anche con poche decine di euro. Il concetto è quello di accantonare una somma periodica che non pesi particolarmente sul budget famigliare, per investirla e per ottenere nel tempo un buon profitto.

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