L’accordo petrolifero tra Russia e Arabia Saudita è più fragile che mai

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L’accordo petrolifero tra Russia e Arabia Saudita è diventato fragilissimo a causa dell’intenzione del paese arabo di sostenere i prezzi riducendo la produzione. A fine 2018, i paesi produttori dell’OPEC e quelli non-OPEC, guidati dalla Russia, hanno accettato di tagliare l’offerta di 1,2 milioni di barili al giorno grazie all’accordo noto come OPEC +.

L’Arabia Saudita aveva confermato di lasciar cadere la produzione di petrolio greggio di ulteriori 400.000 barili al giorno a partire da marzo. Se venisse raggiunto, significherebbe che da dicembre l’Arabia Saudita è diventata responsabile del 70% dell’obiettivo totale OPEC +.

A sua volta, la Russia doveva rappresentare la maggior parte dei tagli non OPEC, ma da ottobre ad oggi la diminuzione della produzione è stata di soli 47.000 barili al giorno. Questo ritmo lento è stato criticato dal ministro dell’Energia saudita Khalid al-Falih, il quale ha dichiarato che “Mosca si è mossa più lentamente di quanto mi sarebbe piaciuto”.

Naturalmente, non si è fatto attendere la risposta russa per bocca del ministro dell’Energia Alexander Novak, il quale ha dichiarato che la Russia sta “adempiendo completamente ai suoi obblighi in linea con i piani annunciati in precedenza sulla riduzione graduale della produzione entro il mese di maggio”.

Torbjorn Soltvedt, principale analista politico del MENA, ha affermato: “Anche se Riyadh e Mosca trovano un compromesso per estendere l’accordo, il patto sembra ora più fragile che mai”. Il prossimo incontro dei produttori di petrolio OPEC e non OPEC si terrà a metà aprile.

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