Una feroce critica al settore finanziario è venuta dalla Chiesa Cattolica, reo secondo l’istituzione religiosa di non aver fatto abbastanza all’indomani del crollo del mercato immobiliare del 2008, perpetrando comportamenti non etici, rischiosi e spericolati.
In un documento di 10.000 parole approvato da Papa Francesco, il Vaticano ha attaccato tutto, dal compenso degli amministratori delegati fino all’aumento del settore dei prestiti. Ha detto inoltre che i derivati, i complessi contratti di titoli che hanno alimentato la fusione del mercato, erano ancora “una bomba a orologeria”.
Sempre nel documento, viene evidenziato come la crisi poteva rappresentare un’opportunità per muoversi verso un’economia più attenta ai principi etici e una nuova regolamentazione delle attività finanziarie che avrebbe neutralizzato le tendenze predatorie e speculative, riconoscendo il valore dell’economia reale. Purtroppo tutto ciò non è accaduto, nonostante non siano mancati gli sforzi positivi.
Il documento incalza sul concetto dicendo che “contrariamente invece, la risposta sembra a volte come un ritorno alle vette dell’egoismo miope, con un quadro inadeguato che, escludendo il bene comune, esclude anche dai suoi orizzonti la preoccupazione di creare e diffondere ricchezza e di eliminare la disuguaglianza oggi così pronunciata”.
La critica del Vaticano, anche se non è diretta solo agli Stati Uniti, suggerisce in qualche modo che il Dodd-Frank Act del 2010, radicale revisione dei regolamenti finanziari americani dopo la crisi, non sia andato oltre i suoi presunti limiti. Tale legge era intesa a ridurre l’affidamento delle banche sul debito, aumentare la liquidità a disposizione e migliorare la loro capacità di misurare il rischio.
La dichiarazione del Vaticano arriva quando la Camera dei Rappresentanti si prepara ad approvare un importante disegno di legge sulla deregolamentazione delle banche. La legislazione libererebbe alcuni dei più grandi istituti di credito dal rispettare i pilastri chiave del Dodd-Frank, anche se è principalmente destinato a favorire le banche più piccole.