Brescia, la protesta silenziosa di ristoranti e bar

Richiesto incontro con Comune

A Brescia i gestori dei locali cittadini, bar e ristoranti, chiedono un incontro urgente con il Comune. Molti bar ed alcuni ristoranti della città hanno cominciato ad appendere alla loro vetrina un foglio con la seguente scritta:

Responsabili e rispettosi. Obbedienti e composti. Chiusi da due mesi. E adesso?”. Un grido silenzioso d’aiuto su una delle categorie più sacrificate e dimenticate dalla politica. 

Una protesta pacifica ma presente, a 48 ore dall’inizio di un fase 2 che non era di certo come gli italiani si aspettavano.

Al momento per i ristoratori non c’è alcuna precisazione: non una data sicura, non un sostegno economico al netto di 600 euro lordi una tantum che in pochi hanno preso. Solo terrorismo psicologico, su ipotetiche sanificazioni costosissime e speculazioni dei giornali annoiati su c.d. distanze minime, pannelli divisori, ovviamente a spese del titolare. Certezze, aiuti, conforto? Neppure l’ombra. 

Il caso Calabria 

In Calabria il presidente della Regione ha, più per provocazione e per accendere i riflettori sulla categoria che per altro, aperto i ristoranti ed i bar. Ristoranti e bar fra le attività più penalizzate soprattutto nelle regioni (come la Campania) dove, anche senza un fondamento logico, governatori come De Luca hanno deciso improvvisamente che erano vietate anche le consegne di cibo a domicilio. Così, per fare la gara a chi vietava la più grossa. E facendo disperare centinaia di titolari di piccole attività di ristorazione che da mesi sono zitti, silenziosi, speranzosi, non incassano nulla (e pagano bollette) e ora si chiedono: quindi? 

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