Lavoro, l’ad di Adecco invita l’Italia ad essere più competitiva

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“Nel 2015 abbiamo investito 22 milioni di euro in formazione solo nel vostro Paese, perchè in Italia dovete capire che bisogna accompagnare il lavoratore durante la sua carriera, soprattutto quando questo si trova senza lavoro. E’ importante anche scommettere sull’aggiornamento del personale perchè le esigenze cambiano”. Queste la parole di Alain Dehaze, amministratore delegato del Gruppo Adecco, una multinazionale attiva da sempre nel mercato del lavoro e che ha il suo quartier generale a Zurigo.

Adecco, dunque, per voce del suo numero 1 insiste sul fatto che l’Italia debba tornare ad investire in formazione. Giudica tuttavia positivi gli sforzi compiuti dal Jobs Act, sebbene il cantiere della flex security, ossia il modello di lavoro flessibile nato in Scandinavia e portato in Italia da Pietro Ichino, sia ancora “a metà del guado”.

Tra formazione e flex security da potenziare, Dehaze si augura che l’Italia continui a correre sui binari di una maggiore competitività a livello globale dato che oggi il Bel Paese è fermo al 41esimo posto come indice di competitività. “Questo traguardo – fa notare l’ad di Adecco – si misura sulla complessità della burocrazia e sul peso delle tasse sul lavoro che, ovviamente, scoraggiano gli investimenti”.

E i suoi, sono inviti che chi di competenza farebbe bene a cogliere dato che Adecco è diventato oggi il primo datore di lavoro in Italia, dopo che lo era già diventato in Spagna e dopo esser stato inserito tra i principali attori del mercato del lavoro francese. Si registra che l’agenzia svizzera detenga in Italia una quota di mercato del 40% solo sulla formula contrattuale dello staff leasing, perchè come dichiara il suo leader, “è proprio il lavoro in somministrazione la formula lavorativa che più risponde alla domanda di flessibilità delle aziende”.

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